06/09/07

Sheguè - Bambini Stregoni


Sono bambini di ogni età. Su internet e non solo si trovano tantissime testimonianze. Essere colpevoli di nulla. La loro colpa? Di essere nati in una famiglia o in un villaggio dove c'è un padre morto giovane o una madre malata, una catastrofe naturale, un licenziamento in famiglia, un auto che si rompe o un incidente domestico. Queste che possono essere cause naturali della vita di ogni giorno, per questi bambini si trasformano in un incubo. Questo aspetto della realtà è presente in particola modo nella Repubblica Democratica del Congo Repubblica democratica del Congo dove tra i 10.000 e i 40.000 bambini vivono sulle strade di Kinshasa. Li chiamano sheguè, vagabondi, o enfant sorciers, bambini stregoni. Cacciati da casa perché accusati di esercitare poteri occulti e costretti a vivere di piccoli espedienti e grandi abusi sui marciapiedi. «Si accusano anche bambini di pochi mesi, è solo una scusa per levarsi di torno una bocca da sfamare», denuncia Maguy Makusuci, vedova congolese che, oltre a badare ai suoi quattro figli, si occupa di decine di sorcières , streghe salvate dalla strada.Una delle ospiti del suo centro-rifugio alla periferia di Kinshasa è Evelyne, di sedici anni, che ora sta seguendo un corso da estetista: «È cominciato tutto con la morte di mia mamma e poi di mio padre. Mia sorella e il marito mi rimproveravano di essere di troppo. La situazione è precipitata con le accuse di stregoneria. Io non sono una sorcière, nessun bambino lo è», spiega seria, «Si sa che le streghe sono sempre persone vecchie ma la gente qui sta diventando matta con queste storie. Appena qualcosa non va in famiglia chiamano l'esorcista e quello dice che un bambino è posseduto». I bambini diventano sempre più spesso il capro espiatorio e, sospettati di stregoneria vengono picchiati, torturati, talvolta perfino uccisi in famiglia. I meno sfortunati vengono portati in una delle tante chiese che proliferano agli angoli delle strade dove solerti predicatori sono pronti ad emettere il verdetto definitivo. I piccoli "stregoni" sono tenuti sottochiave per giorni o settimane. L'esorcista li obbliga a ingurgitare dosi massicce di lassativi e farmaci che inducono il vomito. A volte sono sottoposti a rituali di purificazione ben più crudeli: ferri roventi sulla pelle, somministrazioni forzate di petrolio, tagli di coltello su tutto il corpo.Qualcuno muore, altri vengono salvati dall'influsso del maligno e restituiti alle famiglie, la maggior parte finisce comunque per strada. Una volta sul marciapiede, gli sheguè si radunano in bande, organizzate in gerarchie di tipo militare. Durante il giorno vivono di lavoretti, elemosine e piccoli furti; le bambine già a 5-6 anni, sono costrette a prostituirsi dai più anziani del gruppo. Di notte si rintanano nei cimiteri o nelle case abbandonate. Chi si salva porta con sé un ricordo terribile: «La sera stavo in una casa abbandonata con altri ragazzi, succedevano molte brutte cose, la notte i più grandi ci facevano male, alle bambine e anche a noi piccoli», racconta John, 12 anni. Nel '99 scappò dalla casa di uno zio per evitare l'esorcismo: «Chiedevo l'elemosina, qualche volta rubacchiavo al mercato, raccoglievo avanzi per strada o ai ristoranti. Finché un compagno di strada ha detto che ero troppo piccolo per quella vita e mi ha portato qui al centro Cpejd». È un rifugio creato nell'immenso slum di Madina da Yves Kuyayila Tshangu, detto papà Yves, con l'importante sostegno dell'UNICEF. Ospita 150 bambini tra sei e sedici anni; alcuni si fermano solo per pochi giorni, altri il tempo necessario per iniziare una nuova vita. Nell'ultimo anno, circa settanta bambini sono riusciti a reinserirsi in famiglia. Come vorrebbe fare John: «Mio padre è vivo, tornerò con lui». Difficile, invece, pensare al reinserimento per il quattordicenne Patrick, che ha vissuto sulla strada dal 1997 fino a pochi mesi fa. Non ha mai conosciuto il padre e non sa che fine ha fatto sua madre, forse una prostituta. Rubava con gli amici, dice di aver preso un sacco di botte dalla polizia. Alla fine lo hanno portato al centro di papà Yves, oggi va a scuola e sogna da grande di fare il pilota d'aereo.Per uno che forse ce la farà, migliaia restano però sui marciapiedi. È un fenomeno in continua crescita e perfino nelle famiglie più ricche di Kinshasa, quelle che fanno profitti con la corruzione o l'industria mineraria, si sono registrati i primi casi di "stregoneria". Eppure il governo di Kabila jr, troppo impegnato a far rispettare i trattati di pace firmati tre mesi fa dopo quattro anni di guerra civile, fa poco o nulla per affrontare il problema. «È l'unico paese al mondo dove i bambini devono essere difesi dai loro stessi genitori», conclude Rèmy Mafu Sasa, fondatore dell'organizzazione umanitaria Orper. «Diventano grandi sulla strada, affamati e incattiviti. Ad un certo punto sono irrecuperabili». L'età limite per provare a toglierli dalla strada? «Dodici anni, non di più».


Mangiatrici di Anime





In Africa come in tutti i popoli del mondo c'è ancora chi crede nella stregoneria. Caso eclatante è quello di cui hanno parlato tutti i giornali nella giornata di ieri. Una signora di Ventimiglia è stata picchiata è minacciata dalla sua vicina di casa che l'accusava di essere una strega e che l'abbia fatto il malocchio. tra le tante cose anche questo accade in Italia. In alcune zone dell'Africa accadono fatti che hanno all'origine storie di sfruttamento e di esclusione sociale. In Burkina, in modo particolare, negli ultimi anni, ha ripreso vita una tradizione veramente disumana. Quella delle cosiddette “mangeuses d’âmes” (mangiatrici d'anime). Quando in un villaggio succede una disgrazia, ad esempio la morte degli innocenti, situazioni di calamità e delle epidemie, muore qualcuno di importante, si cerca il responsabile. Un bambino che nasce può essere accusato di stregoneria, allo stesso titolo di una donna anziana. A volte si procede con la "cerimonia dell'interrogatorio del morto" un rito spaventoso, dove il morto è portato a spalle nel villaggio fino a quando non si ferma di fronte alla persona colpevole e da qui il via alla violenza talvolta anche con spargimenti di sangue. Di solito si tratta di donne sole che vengono accusate di essere la causa delle disgrazie e, quindi, vengono espulse dal villaggio e in alcuni casi vittime di violenze. Nenache i familiari possono fare nulla perchè, a loro volta, sarebbero radiati. Le donne si ritrovano alla fine abbandonate da un intero villaggio ad un destino che rende ancora più difficile quella che è la quotidianità in Africa.


INVITO CHIUNQUE AVESSE NOTIZIE IN MERITO A QUESTO ARGOMENTO A LASCIARE QUALCHE COMMENTO O SCRIVERMI AL MIO INDIRIZZO E-MAIL

Bruciate vive due donne, studenti le accusano di stregoneria


Questa mattina dando un'occhiata al televideo ho letto una notizia che portava questa intestazione: "Bruciate vive due donne, studenti le accusano di stregoneria". Dopo aver fatto una ricerca su internet ho trovato l'articolo su http://www.peacereporter.net/.
Due donne sudafricane sono state cosparse di petrolio e bruciate vive perché un gruppo di studenti della Manhlenga High School le ha accusate di stregoneria. Msaba Zungu e Thabitha Thusi, entrambe di 60 anni, sono state prelevate dalle loro abitazioni, trascinate in un campo sportivo e bruciate sul rogo mentre gli studenti e numerosi adulti assistevano alla scena. La loro colpa, hanno spiegato dall'istituto Manhlenga, è di aver 'gettato' il malocchio sugli studenti, perché il 17 agosto molti hanno iniziato a piangere senza ragione. Il capo della polizia del KwaZulu-Natal, Jabulani Mdletshe, ha aperto un'indagine ma non ha effettuato nessun arresto.
Se avete vuove notizie in merito commentate questo post.

28/08/07

Dirie Waris FIGLIE DEL DOLORE


Dirie Waris
FIGLIE DEL DOLORE
Questo libro ci è stato segnalato da Bernardo Ferro che gestisce il blog 1922lasegretissima.
«Oggi so che in Europa c’è una bomba a orologeria che fa tic-tac, tic-tac, ma nessuno la sente. Perché nessuno è capace di ascoltare la verità.Oggi so che le mutilazioni sessuali non riguardano solo l’Africa, ma coinvolgono tutto il mondo.Oggi so che la consapevolezza degli europei sul tema è paurosamente inadeguata.Oggi so che le vittime hanno bisogno d’aiuto.Io sono pronta. Io ho un sogno.Nel mio sogno vedo la brutale cerimonia della mutilazione, vedo il sangue, sento la bambina gridare. C’è una famiglia di colore che guarda il film. Alla fine i figli guardano i genitori con occhi pieni d’orrore.“Non dovete avere paura”, dice il padre, “queste cose non succedono più.”“Ma perché lo facevano?” domanda la figlia.“Non ne ho idea”, risponde il padre, “non ne ho proprio idea.”»
Figlie del dolore è la denuncia di una tortura che colpisce milioni di donne, ragazze e bambine. È un grido di rabbia e di libertà. È l’appello che una donna lancia alle altre donne affinché questa barbarie inaccettabile finisca al più presto.
Invito chiunque abbia letto questo libro a lasciare un commento

La Pulce Nel Deserto di Alessandra Scagliola


Vi propongo un'altra lettura molto stimolante.
La Pulce nel Deserto di Alessandra Scagliola (pp. 176 € 8).

La trama:
In una casa fatiscente abitata da umani e animali alquanto bizzarri arriva Ben, inquietante adolescente scappata da casa: ci arriva con un gatto guercio e un bagaglio di originali visioni della vita. Dal suo alloggio osserva con interessato distacco la rassicurante follia che pervade quelle mura scalcinate. I suoi idoli – Jim Morrison, Confucio e un hacker noto come Black Link – le fanno da guida per apprezzare il caos di umanità che la circonda.
La ristrutturazione dello stabile – tanto inattesa quanto indesiderata – accomuna le esistenze dei vari inquilini, sovrapponendo nevrosi e piccole follie, in un susseguirsi di eventi tragicomici.
Sul filo dell’ironia, umani e animali si battono senza esclusione di colpi per difendere la loro tana.
Una spassosa carrellata di personaggi strambi al limite del surreale, capaci di rispecchiare il decadimento della società che ci circonda, ma raccontati con grande humor e leggerezza.
Un romanzo surreale, a tratti demenziale, frizzante, poetico, leggero e allo stesso tempo introspettivo.

*L’autrice:
Alessandra Scagliola è nata a Torino nel 1965.
Giornalista free-lance, ha lavorato per varie testate e numerosi uffici stampa prevalentemente in ambito sanitario. La Pulce nel Deserto è il suo primo romanzo.

23/08/07

RANDAGI - Paola Mordiglia -


Scritto da Paola Mordiglia, giovane giornalista e scrittrice genovese, “Randagi” è uno dei quei libri che sanno far sorridere e commuovere. Anche perché la trama non è il frutto di una fervida fantasia, ma si ispira alla storia di Miloud Oukili e dei ragazzi della Fondazione Parada di Bucarest.
Sono personaggi ormai internazionalmente noti: Miloud è apparso più volte in Tv e sui giornali, con il suo naso rosso e il viso spesso celato dal trucco da clown; i ragazzi della Fondazione Parada sono i giovani rumeni che, grazie all’impegno di questo giovane clown, hanno deciso di uscire dal buio sottosuolo di Bucarest e tornare a vivere dedicandosi all’arte circense.
La storia, narrata a più voci e con stile accattivante, inizia nell’inverno 1992. Il come è raccontato dal protagonista, il ventisettenne Miloud: «Ho perso il treno. E mi sono ritrovato da solo alla Gara du Nord, a Bucarest, una notte di febbraio». Si trattava di aspettare fino al mattino per riprendere il viaggio verso casa, Parigi. «Sono andato in Romania per starci un mese e mezzo, e ci sono rimasto sette anni. Neanche fossi Brad Pitt in Tibet. Almeno lui si è scelto un posto con le montagne e un’atmosfera, almeno lui è il sex symbol più famoso del mondo...».
Nella finzione letteraria, come nella realtà, il clown francese viene attorniato da alcuni ragazzi che dalla stazione lo portano a casa loro: una sorta di città sotterranea. «La porta di casa nostra, invece di aprirla, la alziamo... E’ il tappo di un tombino, all’angolo di una strada o in mezzo ai giardini della stazione», spiega un’altra voce narrante, quella di una ragazza che racconta dove vive.
«A Bucarest, in Romania, nell’Est d’Europa, sottoterra passano enormi tubi dell’acqua calda, che riscaldano tutta la città. I tubi d’inverno scottano, puzzano e sudano, e quando fa freddo, ma freddo da bestemmiare, noi chiudiamo il coperchio di casa nostra, ci sdraiamo sui nostri cartoni, anche su quelli matrimoniali, accendiamo tutte le luci e stiamo lì, tra le ombre che si riflettono sui muri umidi, sui tubi caldi. Stiamo lì a parlare di tutte le cose che ci vengono in mente, a fumare, ad aspirare la colla quando il freddo e la fame ci prendono a morsi».
Un esercito di ragazze e ragazzi, talvolta di bambini, senza una famiglia, senza altro luogo in cui andare, spesso senza cibo. La loro situazione è, in tutto per tutto, ben riassunta dal titolo del libro, “Randagi”. Libro che risulta una cronaca fedele degli avvenimenti che si sono susseguiti dall’arrivo di Miloud fino alla fondazione di Parada. Inoltrandosi fra le poco più di 120 pagine che compongono questo racconto si scopre come il giovane clown sia riuscito a dare una speranza di vita migliore ad alcuni di questi “randagi”. E il percorso è indubbiamente affascinante.
Non resta che leggerlo, questo libro, e nel contempo sostenere la COOPI — Cooperazione Internazionale (cui vanno i proventi delle vendite del volume). E’ l’organizzazione non governativa italiana che fornisce a Parada supporto organizzativo, progettuale ed economico, per dare sostegno e continuità agli interventi a favore dei ragazzi di Bucarest.


Questo è un articolo di Alessandra Scagliola preso dal sito web http://www.lagazzettaweb.it di Rita Rutigliano

Storia di un di un fiore in un grande prato


Da sempre si cerca di combattere l' AIDS. Esiste un continente che ha anche degli abitanti che "vivono" giorno per giorno con la speranza di non morire. Questo è l'Africa. Qui si può morire per mano dell'uomo, si muore a causa del "Dio" denaro, si muore per volersi vedere riconosciuti dei diritti, si muore sbranati dai leoni, perchè si cerca di scappare da una realtà macabra, si muore ancora per AIDS ecc..... Quanto costano i farmaci per questa gente? Fino a che punto le case farmaceutiche sono disponibili a salvare vite umane? Sono tante le domande che ci potremmo fare. All'interno di questo post c'è un articolo che ho preso dal sito dell' UNICEF una delle straordinarie associazioni che danno un peso alla vita.